Con la cerimonia di premiazione, ieri sera, nella “Sala Giovan Battista Falcone” del Palazzo Sanseverino – Falcone, si è conclusa la settima edizione del Premio Nazionale “Vincenzo Padula”, promossa dall’omonima fondazione culturale.
Se la cultura, per dirla con il presidente Giuseppe Cristofaro, serve a far diventare mondo il villaggio e a portare il mondo nel villaggio, una simile iniziativa va ben al di là di una semplice passerella di personaggi illustri.

Serve a crescere, con il confronto e attraverso il prodotto culturale. Quest’anno il tema era il Mediterraneo, con particolare riferimento alle immagini che le cronache ci stanno quotidianamente consegnando e che cambiano la prospettiva di questa immensa massa d’acqua.
La testimonianza di cinque ospiti del centro di accoglienza per minori non accompagnati “La casa di Abou Diabo” di Acri, con il loro carico di sofferenza, ma anche di speranza, ha aperto la cerimonia, condotta dalla giornalista Rai Tiziana Ferrario.
Una voce autorevole, come quella dello scrittore Tahar Ben Jelloun, premiato nella sezione Narrativa Internazionale, ha poi sferzato il mondo occidentale, corresponsabile nel far diventare “il lago della pace lago di sangue e morte”.
Lidia Ravera è stata premiata nella Narrativa, con “Piangi pure”. La giuria tecnica, presieduta da Walter Pedullà, ha consegnato una cinquina di nomi agli studenti delle scuole superiori di Acri e la Ravera ha incontrato il loro gradimento.
La borsa di studio, messa a disposizione dal Rotary Club di Acri e dalla stessa fondazione Padula, per la migliore recensione, quest’anno l’ha vinta Emilia Bifano.
La scrittrice si è soffermata sulla stagione dei capelli bianchi, “con una vita che dura una vita, in cui anche nei tempi supplementari è possibile innamorarsi”.
Manuel De Sica, premiato nella Saggistica per “Da figlio a padre”, ha parlato della figura immensa di Vittorio, suo padre, e di un mondo, quello cinematografico italiano, che non è luminoso così come appare sullo schermo.
Riccardo Iacona, conduttore della trasmissione “Presa diretta” ha ricevuto il Premio, nella sezione Giornalismo, per essere uno dei campioni del cosiddetto giornalismo d’inchiesta, sempre meno frequentato.
Rocco Papaleo ha ricevuto il riconoscimento nella sezione “Il Sud nel cinema”. Non ha deluso chi si aspettava la battuta tipica dei personaggi che interpreta sullo schermo. Con la leggerezza che lo contraddistingue ha ricordato come “nel Sud il presente viene trasmesso in differita”, per dire di una realtà che ha i suoi tempi.
La serata si è conclusa con l’assolo finale del grande regista Pupi Avati, premiato nella sezione internazionale “Vincenzo Talarico”. Avati avrebbe dovuto arrivare ieri mattina, ma è stato trattenuto a Roma per un incontro con il Pontefice (“una persona di una generosità straordinaria”).
Il regista ha parlato della vita come un progressivo “ammalarsi di ragionevolezza, con la conseguente perdita della dimensione del fantastico. L’unico momento della giornata dedicato alla fantasia è prima di dormire.
Sarà per questo – ha aggiunto Pupi Avati – che da anni sto mandando a memoria, in inglese, ritoccandolo ogni sera, il mio discorso alla premiazione dell’Oscar”.
Nutrito anche il parterre degli ospiti, tra cui l’europarlamentare Gino Trematerra; il Magnifico Rettore dell’Unical, Gino Crisci; l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra, il sindaco di Acri Nicola Tenuta; e l’assessore provinciale alla Cultura Maria Francesca Corigliano. L’ampia sala che ha ospitato l’iniziativa era gremita in ogni ordine di posto.

Piero Cirino

Da “Il Quotidiano della Calabria” del 10-11-2013